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4.1 Il mondo dei signori
Quelli che potevano godersi la vita erano i signori: questa era la convinzione del mondo subalterno dei contadini, dei cafoni. Ed i signori, da parte loro, si sentivano al di sopra di tutti gli altri per naturale ed indiscusso diritto.

Tutto li differenziava: il modo di mangiare, di vestire, di aderire alle norme sociali e religiose, di sposarsi. Insomma il loro modo di vivere - ed anche di morire - era nettamente diverso da quello degli umili.

 
 
Domenico Ridola

Domenico Ridola affinacato dalle nipoti

 
 
 
Famiglia patriarcale

La famiglia aveva forte carattere patriarcale

 

Ma i signori non erano tutti uguali: c'erano signori più potenti, più fortunati, più "signori" di altri. Quelli di antico casato mettevano in disparte quelli divenuti "signori" da poco tempo e che non erano nobili di stirpe. Spesso il loro sussiego o la loro effettiva importanza sociale era tale che non vivevano a Matera.

Studiavano o venivano educati in centri più grandi ed importanti. In realtà neanche la vita dei signori era poi tanto facile: infatti solo il capofamiglia aveva il pieno potere di comando e di decisione.

 
 

Tutti gli altri membri della famiglia dipendevano dalla sua autorità e volontà. Soprattutto i figli cadetti non avevano autonomia economica, per via della legge del maggiorascato a favore dei primogeniti. Il signore "tipo" era il proprietario terriero, che viveva nell'ozio. Il suo fattore gestiva il lavoro nella proprietà.

Il lavoro perdeva così ogni valore morale, era sentito, poiché destinato all'umile, al servo, una condanna, un male in assoluto. Per quanto quella del maggiorascato fosse una norma abolita ormai da tempo, nella famiglia latifondista era una tradizione permanente. Il patrimonio veniva ereditato solo dal primogenito, che era l'unico a potersi sposare.

 
 
Ricchi signori davanti al caff�

I "signori" benestanti trascorrevano le loro giornate nell'ozio

 
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