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3.2 Differenze di classe
Il gioco collettivo era una grande risorsa del vicinato, un momento di grande integrazione sociale e di distensione nell'atmosfera irta di tensioni e di più o meno gravi conflittualità.

Il divieto di matrimonio tra appartenenti a categorie professionali diverse era di fatto codificato come norma sociale.

Le figlie degli artigiani infatti non volevano e non dovevano sposare un contadino, un cafone, nei confronti del quale, nei Sassi, il ceto artigianale nutriva un diffuso sentimento di superiorità.

 
 
il ceto artigianale nutriva un diffuso sentimento di superiorit�

Il ceto artigianale nutriva un diffuso sentimento di superiorità nei confronti dei contadini

 
 
Contadine

Contadine al lavoro nei campi

Tentori racconta un episodio avvenuto nel 1951: "ad una festa da ballo in una grotta dei Sassi, un giovane artigiano, ballando, pestò il piede ad una ragazza di famiglia contadina. Nella simbologia amorosa di allora pestare il piede ad un giovane di sesso diverso significava comunicare il desiderio di matrimonio.

L'artigiano, scherzando, disse alla giovane : "Bè, vuol dire che ti sposerò ...", ma l'altra senza esitazione: "Non posso: tu sei un artiere!"

 

Fu l'indagine condotta dalla psicologa Lidia De Rita per la "Commissione di studio della città e dell'agro di Matera", pubblicata nel 1954, a mettere bene in luce le dinamiche relazionali del vicinato.

La De Rita condusse la sua indagine sul campo, vivendo, nei primissimi anni 50, nei Sassi ancora abitati, e lavorò sulla base dell'osservazione diretta di una società ancora viva, pulsante di tensioni. La De Rita adottò un metodo sociometrico - elaborato dallo studioso J. L. Moreno - per accertare e misurare le reazioni sociali di individui nei confronti di altri individui presenti nello stesso vicinato. L'indagine evidenziò che mentre nei vicinati più evoluti da un punto di vista sociale si alternavano rapporti formali o di reciproca indifferenza ad altri di diffidenza, discrezione, riserbo, nei vicinati più poveri e più piccoli si manifestavano continuativamente tensioni esasperate.

La De Rita sostenne che "...il rapporto di vicinato non era un rapporto di amicizia... Resta deluso chiunque creda di trovarsi di fronte ad un'arcadica comunità che viva in ottimi rapporti di affetto e comprensione reciproca..."

 
 
Lidia De Rita

La psicologa Lidia De Rita

 
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